Massimo Vignelli e il curioso caso della mappa della metropolitana di New York

Massimo-Vignelli

Anche se spesso non ce ne rendiamo conto, siamo circondati dalla grafica e Massimo Vignelli è fra i professionisti italiani, o meglio internazionali, che ha più contribuito a diffonderla nel mondo.

Dal cartello stradale alla lettera che troviamo nella cassetta della posta, la grafica è ovunque; ogni elemento scritto e visuale che ci passa fra le mani o richiama il nostro sguardo ha una base grafica e, nel caso di Massimo Vignelli, quel ‘tutto’ è entrato nella storia.

Vignelli era un grafico italiano, nato a Milano nel 1931 e morto a New York nel 2014, metropoli che lo ha ospitato per quasi tutta la vita, e dove ha creato alcune delle sue opere più leggendarie.

Formatosi in architettura, Vignelli ha lavorato nel design di interni, negli allestimenti  e nell’arredamento.

Il suo motto era ‘Design is one’: che si trattasse di lavorare su una tazza o su una segnaletica, il progetto grafico era eseguito con rigore e coerenza alla sua funzione finale.

IL CANONE VIGNELLI

La grafica è un’arte e, in quanto tale, ha degli esponenti che nel corso degli anni hanno gettato basi stilistiche fra le più diverse.

La grafica ha infatti assunto tratti organici nell’Art Nouveau, minimali nel Bauhaus, pop negli anni ‘80, di nuovo minimali nei 2000.

Ma qualunque sia lo stile, ci sono degli ingredienti capaci di rendere ogni progetto grafico ‘buono’ e Vignelli li ha racchiusi nel suo ‘Code’, un libricino distribuito gratuitamente sul suo sito nel 2010, dove ha esposto le sue idee sul design.

Nel Vignelli Canon (consultabile qui) si trovano, infatti, gli elementi incondizionabili e necessari per la buona riuscita di un progetto grafico, dalla sintattica alla semantica, dall’appropriatezza all’atemporalità.

Molti esempi sono presi dalle opere che Vignelli stesso ha realizzato nel corso della sua carriera.

logo cinzano

Dal logo Cinzano al set del Tg2

All’inizio della sua carriera Vignelli ha collaborato con diversi studi di architettura e insegnato disegno industriale allo IUAV, anche senza essere laureato.

I suoi primi lavori importanti sono stati i manifesti del Piccolo di Milano, culla della sua idea di grafica: servire alle persone.

Non a caso i manifesti erano testuali e vi predominavano le informazioni, come il titolo dell’opera, la data in cui si sarebbe tenuta e il cast.

Questa scelta era decisamente in controtendenza con l’idea grafica quasi pittorica del tempo, ma Vignelli aveva preso la sua strada: essere prima di tutto utile alle persone. (Missione ampiamente dichiarata anche dal design).

In quegli anni Vignelli ha quindi creato manifesti per Pirelli, per la Biennale di Venezia e curato una collana per Feltrinelli; ha lavorato per grandi aziende come Ford e American Airlines.

Mancava inoltre poco alla creazione di una delle opere che sarebbe rimasta nella storia della grafica internazionale.

mappa metropolitana

Massimo Vignelli e il curioso caso della mappa della metropolitana di New York

Nel 1972 Vignelli ha progettato la segnaletica per la metropolitana di New York.

Si trattava di una cartina priva di qualsiasi elemento geografico, fatta solo di punti e linee colorate.

Oggi tutte le mappe delle metropolitane sono fatte così, ma Massimo Vignelli ha gettato le basi di una nuova idea di mobilità.

Un’idea dove le persone potevano riconoscere velocemente dove si trovavano e dove potevano arrivare, codificando attraverso i colori le diverse zone della città.

Questo è un esempio di come la grafica è entrata nella vita quotidiana delle persone e Vignelli ne è stato un grande fautore, tanto che David Lasker una volta disse di lui queste parole:

“Praticamente chiunque viva nel mondo occidentale, a un certo punto della sua giornata, si imbatterà in uno dei lavori di Vignelli”.

Basti pensare al logo della Lancia, del brand United Colors of Benetton, del Cinzano, della Ducati e del TG2, per cui Vignelli aveva disegnato sia il marchio che la poltrona (la famosa Intervista di Frau) visibile in semioscurità all’inizio e alla fine del telegiornale.

Il museo del marchio riporta qui i suoi loghi e la loro storia.

Logo Bloomingdales New York

I magazzini Bloomingdale’s e l’arte di differenziarsi

Altre opere rimaste nella storia della grafica sono il marchio e il packaging dei grandi magazzini Bloomingdale’s.

In questo caso Massimo Vignelli aveva applicato il marchio solo sul nastro adesivo che avvolgeva le scatole, che poi spariva quando queste venivano aperte.

Anche in questo caso, come in molti altri lavori di Vignelli, le buste e le scatole di Bloomingdale’s sono diventate iconiche, colorate e senza marchio.

Lo scopo era differenziarsi e Vignelli ci era riuscito perché, in un’era in cui ogni shopper, scatola o packaging di New York era abbondantemente loggato, aveva compreso che troppa identità genera ridondanza.

E quindi il modo per rendere memorabili i grandi magazzini, in quel caso, era limitare la presenza grafica.

Memorabile è stato l’apporto che Vignelli ha dato alla grafica sotto il punto di vista tecnico.

In particolare, ha fatto storia la progettazione di un sistema modulare per la stampa di brochure e opuscoli per i parchi nazionali degli Stati Uniti, il sistema ‘Unigrid’ che, oltre ad essere riconoscibile, aveva ridotto in modo importante i costi di stampa e di produzione.

Il sistema Unigrid oggi è ancora in uso, e racchiude uno dei capisaldi di Vignelli, secondo cui la grafica deve essere atemporale, ovvero senza tempo.

Missione riuscita, visto che molte delle sue opere sono ancora oggi parte dell’immaginario collettivo.


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